La 2D to 6D allarga i propri spazi: una parte del team si è spostata in due nuovi uffici allo ZoWorking di Sesto Fiorentino. Abbiamo intervistato Emiliano Caselli, CEO di ZoWorking, per farci raccontare di più sul coworking più grande del mondo e nuova casa della 2D to 6D.
A Sesto Fiorentino, in zona Zambra e a pochi secondi a piedi dall’omonima fermata ferroviaria, sorge ZoWorking, lo spazio coworking che la stessa proprietà ha individuato per estensione come il più grande dell’intero pianeta. E a Sesto Fiorentino da qualche settimana sorge anche un pezzettino di 2D to 6D: la società di Neri Lorenzetto Bologna ha, infatti, preso due nuovi uffici proprio allo ZoWorking, che vanno ad unirsi a quelli delle altre sedi operative al TSH Collab e a Manifattura Tabacchi a Firenze.
Lo ZoWorking non è solo lo spazio coworking più grande del mondo: è un progetto ampio, che guarda in egual modo all’avanguardia tecnologica e alla salvaguardia ambientale, senza trascurare ovviamente il benessere (professionale e non) degli zoworkers. Ma per farci raccontare meglio e di più abbiamo intervistato uno dei due Amministratori Delegati dello ZoWorking: Emiliano Caselli. Ecco cosa ci ha detto.
ZoWorking nasce da un’idea sua e di Daniele Caselli, strettamente legata alla vostra azienda Plast Pack Packaging. Come mai la scelta di puntare sulla realizzazione di uno spazio di coworking così precisamente strutturato?
La nostra azienda è attiva dal 1995 e, pian piano, abbiamo avvertito l’esigenza di cercare nuovi spazi. In quest’area a Sesto Fiorentino abbiamo trovato un grande immobile abbandonato da svariati anni, che prima era la sede amministrativa della Coop. Era tutto in disuso. Avremmo potuto abbattere e ricostruire – il che forse economicamente ci sarebbe anche convenuto – ma per quanto possibile abbiamo preferito avviare una straordinaria opera di manutenzione, investendo sulla rivalutazione dell’area. Perché? Per una questione ambientale: abbiamo voluto mostrare e dimostrare che è possibile recuperare e rivalutare aziende in disuso senza creare rifiuti ambientali.
Ci può spiegare ancora meglio?
Certo, lo faccio con un esempio. Sotto al pavimento in gres porcellanato c’è ancora la moquette dell’immobile originario; invece di buttare via tutto e creare circa 15 tonnellate di rifiuti non recuperabili, abbiamo proceduto con le analisi chimiche della moquette per assicurarci che fosse idonea, per poi ricoprirla con le mattonelle di gres porcellanato. In questo modo, non abbiamo prodotto rifiuto e la moquette è diventata uno strumento di fonoassorbenza per attutire il rumore dei passi. Lo stesso vale per le pareti, che sono state ristrutturate e rivalutate con vernici, adesivi, ornamenti…
Domanda di curiosità, ma immaginiamo di rito: perché il nome “ZoWorking”?
Il nome nasce da una ricerca da parte di un’azienda che si occupa di naming e branding. “Zo” vuole richiamare proprio lo zoo degli animali, ad indicare però la pluralità di realtà e workers che abitano lo ZoWorking. In più, la Z iniziale richiama Zambra, la zona dove ci troviamo e che prende il nome da quello che una volta era lo storico fiume che attraversava questa zona. E “working” perché siamo appunto uno spazio di coworking!

Quali sono, tra quelli che offrite qui allo ZoWorking, i servizi di cui siete più fieri?
C’è sicuramente quello che si trova tipicamente in ogni spazio coworking. Coadiuviamo startup e nuove realtà imprenditoriali, con i corsi di formazione della ZoAcademy, vari ma attenti alle esigenze dei nostri zoworkers. Abbiamo l’area relax e quella food, con servizi di catering, realizzazione di eventi e aperitivi che speriamo potranno tornare presto ad animare serate insieme. E poi forniamo servizi più innovativi, come il barber shop. Cosa c’entra una barberia in un coworking? Oltre ad essere a disposizione di chi frequenta i nostri spazi, viene utilizzata da alcune aziende per fare corsi di formazione. La Proraso tiene qui un corso della sua Accademia: il barber shop fa da laboratorio per la pratica e le altre sale vengono utilizzate per la teoria.
Abbiamo anche visto che ci sono delle sale altamente tecnologiche…
Sì, abbiamo la ZoRadio e la ZoTv, utilizzate in primis da noi di ZoWorking come strumento di comunicazione; ma contemporaneamente sono a disposizione di chi – sia zoworkers che esterni – desideri creare qualcosa di proprio. Lo stesso principio vale per la PC Lab. Sono sale attrezzate con strumentazione altamente professionale e tecnologica al servizio di chi ha bisogno e/o voglia di fare.
Con le nuove condizioni create dal Covid-19, come è cambiato il modo di lavorare qui allo ZoWorking?
Non è stata una bella annata, per usare un eufemismo. Abbiamo cercato di seguire le priorità del momento. Un annetto fa, ad inizio pandemia, percependo il momento di crisi, abbiamo deciso di sospendere per un mese tutte le spese degli zoworkers, sperando che fosse una situazione a breve termine. Non lo è stata e ci siamo dovuti interfacciare con lockdown e zone “colorate”. Non ci siamo mai fermati del tutto, ma ad un certo punto ci siamo trovati con soli tre uffici attivi. Uno di questi, però, era un’azienda che realizzava macchinari per la rianimazione e, comunicandolo anche al Comune, abbiamo deciso di restare aperti.
Abbiamo poi cercato di seguire iniziative in linea col periodo che stavamo/stiamo vivendo. Abbiamo aderito all’attività del Comune per la donazione di tablet ad alcune famiglie in vista della didattica a distanza, abbiamo inaugurato il Covid Park per la somministrazione di tamponi e abbiamo dato anche disponibilità per il drive-through per la procedura di vaccinazione.
Sul vostro blog avete scritto che il 2020 è stato un anno difficile ma che “ha portato una visione diversa del lavoro”. Per il 2021, ormai ben avviato, cosa vi augurate? E cosa augurate alla 2D to 6D che ha deciso, in qualche modo, di condividere quest’anno con voi?
A noi, alla 2D to 6D, agli zoworkers e a tutti in generale auguriamo la stessa cosa: che si arrivi al più presto al punto in cui questo virus non costringa all’immobilità che c’è stata – e in parte ancora c’è – nel mondo. Di sicuro lo strumento per giungere a ciò è la vaccinazione, che è avviata. Oltre all’augurio, da parte nostra c’è l’impegno, mettendo a disposizione quel che possiamo. Speriamo bene, andiamo avanti aspettando il momento in cui potremo far a meno del distanziamento che ora caratterizza la nostra quotidianità e tornare a lavorare come lavoravamo ormai un anno fa.