“Meet the BUG” è l’evento online organizzato da BUG Italy, in cui professionisti del mondo BIM si confrontano su varie tematiche durante la pausa pranzo. Nell’ultimo appuntamento è intervenuto, tra gli altri, anche l’owner della 2D to 6D, Neri Lorenzetto Bologna. Ecco cosa ha detto.
Continuano i “pranzi talk” organizzati da BUG Italy, il BIM User Group che raccoglie alcuni dei più importanti professionisti italiani – tra cui anche l’owner della 2D to 6D, Neri Lorenzetto Bologna – che operano nel mondo del Building Information Modeling.
È da ormai un mese che i componenti del BUG tengono settimanalmente degli incontri virtuali, aperti a chiunque sia interessato al confronto e alla discussione su tematiche legate al BIM, in un clima informale come il momento in cui è proposto: la pausa pranzo. Ad ogni appuntamento sono presenti circa 80 partecipanti, tra cui anche alcuni componenti del team della 2D to 6D, oltre allo stesso Neri Lorenzetto Bologna, ovviamente.
All’ultimo incontro del “Meet the BUG” tenutosi ieri, 8 maggio, è stato proprio il nostro BIM Manager, Coordinator e MEP Specialist a prendere, tra gli altri, la parola. Dopo tante e diverse tematiche trattate, tra cui la riorganizzazione del lavoro nella situazione emergenziale in corso, la coniugazione di strumenti di Project Management e strumenti BIM, il futuro delle figure professionali del BIM, ieri si è parlato di come aiutare le Human Resources a riconoscere le competenze particolari di alcuni tra i professionisti del Builiding Information Modeling. A tal proposito Neri Lorenzetto Bologna ha detto: “Seguo molti studi in Italia e all’estero e noto, soprattutto sul territorio nazionale, una bassa conoscenza specifica per quanto riguarda il BIM. Trovare delle persone preparate, cioè capaci di sviluppare autonomamente all’interno del processo BIM il ruolo che gli è stato assegnato, è molto difficile”.
Perché accade ciò? Lo ha spiegato così: “Ad esempio, a molti architetti e ingegneri, che dovrebbero essere bravi a progettare, vengono richieste skill di programmazione, quando spesso non possiedono nemmeno conoscenze basilari a riguardo. Personalmente, mi piacerebbe vedere due figure distinte, ma entrambe con competenze specifiche, che dialoghino tra loro. Preferisco che in uno studio ci sia il ‘vecchio’ progettista che controlli dei giovani che siano padroni del processo BIM, piuttosto che insegnare il BIM al ‘vecchio’ progettista. Purtroppo, in Italia questo avviene raramente, sia perché mancano quantitativamente figure per mettere in pratica ciò, sia perché a volte il ‘vecchio’ progettista si sente tagliato fuori, quando invece avrebbe comunque un ruolo importantissimo.
In generale, vige questa caratteristica molto nostrana dell’all-in-one, mentre in altri Paesi c’è una più precisa stratificazione di conoscenze. Certo, siamo in una fase iniziale del processo BIM; credo che in una fase futura ci sarà più spazio per le competenze specifiche di cui ho parlato”.
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