Il primo protagonista del nuovo anno della rubrica “La 2D to 6D incontra” è Riccardo Martini, Project Engineering Manager di Trillini, altra realtà che con tenacia e precisione ha voluto e saputo approcciarsi al mondo BIM per diventare punto di riferimento nel suo settore specifico.
Trillini Engineering ha una storia ultra ventennale, durante la quale è riuscita a farsi conoscere anche a livello internazionale per la sua esperienza nella progettazione d’impianti. Sin da subito, l’azienda ha optato per un approccio multidisciplinare, offrendo servizi di progettazione di impianti HVAC, Elettrico, Strumentale e Fire & Gas e, contemporaneamente, preoccupandosi di garantire un elevato grado di integrazione tra le varie aree di competenza. Poi, negli ultimi anni, ha colto l’opportunità di approcciarsi al workflow BIM di cui ora è sempre più padrona. Riccardo Martini, Project Engineering Manager di Trillini, ci ha raccontato come e quando ciò è accaduto, ripercorrendo le fasi più salienti dell’evoluzione e della crescita della società, e non solo.
L’approccio multidisciplinare che da sempre caratterizza l’attività di Trillini e che, immaginiamo, sia stato coltivato nel tempo, quanto poi si è rivelato utile quando è arrivato il momento di fare i conti con la trasformazione digitale che ha investito anche il vostro settore?
Il lavoro svolto, le energie spese sono state tante. Ma non abbiamo avuto esitazioni: la crescita non poteva essere parziale. Abbiamo acquisito progetti che fortunatamente ci richiedevano proprio una crescita “armoniosa”, progetti multidisciplinari da sviluppare in BIM. Il resto è venuto da sé, un passo alla volta. I nostri team da tre o quattro persone si sono formati sull’utilizzo dei software di progetto in progetto, e commessa dopo commessa abbiamo acquisito una buona padronanza degli strumenti.
A proposito di trasformazione digitale, nel 2018 sul sito di Trillini appare una news: “Trillini entra nel mondo BIM”. Quando e come c’è stato l’incontro tra l’azienda e il BIM e in che modo vi siete dovuti “reinventare” per diventare padroni di questo workflow?
Tutto è iniziato perché c’era stato proposto di entrare in un grande progetto per una piccola parte: la progettazione esecutiva degli impianti speciali di una nuova struttura sanitaria in Italia. La discriminante era proprio progettare in BIM. In realtà, non lo avevamo mai fatto prima, ma nel progetto c’era un Archistar… Come potevamo dire di no? Ci siamo buttati, abbiamo iniziato da zero, abbiamo creduto che quello dovesse essere l’inizio del nostro percorso. E, quindi, subito abbiamo investito nella formazione per affrontare il progetto, ma anche tenendo lo sguardo ben puntato in avanti. Così, con non poca tenacia abbiamo iniziato a dire la nostra nel mondo BIM.
Continua…