Il nuovo appuntamento della nostra rubrica vede protagonista l’arch. Davide Facchetti, BIM Expert e partner dello Studio Facchetti. Un professionista dalla giovane età ma dall’importante esperienza, che ci ha offerto un’intervista interessante sotto più punti di vista.
Giovane, intraprendente e professionista affermato nel suo settore: è Davide Facchetti, architetto, BIM Expert, qualificato Autodesk Expert Elite, nonché partner dello Studio Facchetti.
E siamo partiti proprio dalla storia della società fondata dal padre nel 1981 per farci raccontare come nella sua carriera ha vissuto e affrontato la trasformazione digitale legata in particolare all’avvento del Building Information Modeling e, consci della sua esperienza, gli abbiamo chiesto pareri e riflessioni sul presente e sul futuro del BIM, e non solo.
Opera nello Studio Facchetti da ormai più di dieci anni. In quest’arco temporale ha visto lo Studio affacciarsi alle innovazioni del settore e ha contribuito in prima persona al realizzarsi di tali innovazioni, come nel caso dell’utilizzo del workflow BIM. Riesce a ricordare il momento o l’evento preciso che ha dato il via alla “trasformazione BIM” all’interno dello Studio Facchetti?
Sinceramente, non lo ricordo con precisione, ma sicuramente riesco ad individuare il punto di svolta: è arrivato subito dopo la mia laurea. Durante le scuole superiori, insieme a due compagni di classe avevamo usato una primissima versione di ArchlineXP per modellare l’intero istituto come progetto “esplorativo” del software; poi, al Politecnico abbiamo iniziato ad usare ArchiCAD, ma sempre a scopo di modellazione 3D, con solo qualche spot di Revit. In realtà, non è stato per niente amore a prima vista, anzi…. Revit, rispetto ad ArchiCAD, all’epoca era molto meno user-friendly. Poi, appunto, c’è stata la laurea e dopo, a sorpresa, nello Studio è stato adottato Autodesk Revit proprio per un discorso di “compatibilità” con i soliti CAD. Dopo circa un mese, è stato consegnato il primo progetto, e – non lo nascondo – con non poca fatica!
A proposito di fatica, analizzando col senno del poi il percorso che ha portato all’implementazione BIM nello Studio, quali pensa siano state le maggiori difficoltà incontrate e ce ne è qualcuna che oggi affronterebbe in maniera diversa?
Le maggiori difficoltà hanno riguardato sicuramente il riuscire a cambiare il modo di pensare e di fare le cose, ormai sedimentato negli anni. Rispetto, in particolare, all’utilizzo dei software, guardandomi indietro di dieci/dodici anni, posso affermare che anche la minor offerta formativa (e meno specifica) ha influito su un percorso di formazione non molto lineare, visto e considerato che i software sono stati “studiati” sul campo – cosa che facciamo regolarmente anche oggi – strada facendo, in maniera quasi del tutto autodidatta, riuscendo a sfruttarli a nostro vantaggio in base alle esigenze lavorative.
Cosa affronterei in maniera diversa? Mi sarebbe piaciuto avere più tempo; ma conciliare lavoro e studio dei software è una cosa non facile da affrontare.