Tra le novità del DL Semplificazioni vi è la richiesta di un esperto BIM nei collegi consultivi tecnici. Un passo in avanti per la digitalizzazione del settore delle costruzioni del Bel Paese. Ma a che punto siamo? Il prof. Ciribini ha offerto il suo punto di vista a riguardo su ingenio-web.it. Proviamo a capirne di più.
Lo scorso 16 luglio è stato presentato il Decreto Legge n.76 contenente “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”. Pochissimi giorni fa, il cosiddetto DL Semplificazioni è stato approvato dal Senato e ora si prepara all’esame della Camera. Tra gli elementi più interessanti di questo maxiemendamento vi è l’obbligo, per appalti superiori ad una data soglia, di costituire collegi consultivi tecnici “per la rapida risoluzione delle controversie o delle dispute tecniche di ogni natura”, come si legge nella bozza. Ma il vero aspetto interessante – almeno per chi opera nel nostro ambiente – è che in tale collegio è richiesta, secondo le specificità del caso, la figura di un esperto BIM.
Sempre di più e sempre di più negli appalti pubblici il Building Information Modeling acquisisce una posizione di prestigio: non solo si riconosce il valore di questo workflow, ma se ne richiede l’adozione. Un motivo per sorridere per gli addetti ai lavori e per chi in questo mondo ci aveva creduto e investito già tempo addietro. Ma anche un’occasione per (ri)proporsi una domanda forse frequente ma mai banale: a che punto è la digitalizzazione del settore delle costruzioni in Italia?
A questo interrogativo ha provato a rispondere anche Angelo Luigi Camillo Ciribini, prof.di Produzione Edilizia all’Università degli Studi di Brescia e, tra le altre cose, membro delle commissioni inerenti al BIM di ISO, CEN, UNI. La sua riflessione, sviluppata sulle pagine di ingenio-web.it, parte con una precisa osservazione: attenzione ad usare i termini “anticipo” o “ritardo” quando ci si chiede se le aspettative sono state soddisfatte, perché, come in tutte le situazioni, si deve tener conto di aspetti specifici del contesto di riferimento.
Per la “situazione BIM”, in particolare, si deve tener conto: dello scenario nazionale, eterogeneo al suo interno, figurarsi in rapporto con l’estero; nonché, scrive il prof. Ciribini, “delle caratteristiche strutturali del settore e del mercato che ne abilitino la trasformazione digitale o che la avversino”.
D’altra parte bisogna considerare le “modalità di diffusione capillare dei metodi e degli strumenti digitali elementari”: ad oggi, secondo il professore, l’avanzamento delle conoscenze in campo sia normativo che puramente scientifico ha creato “un corpo disciplinare sempre più sofisticato, ma, al contempo, sempre meno accessibile ai non addetti ai lavori”. Attenzione all’importanza dell’informazione e della comunicazione, insomma.
Tornando alla domanda iniziale, quindi: a che punto è la digitalizzazione del settore delle costruzioni in Italia? Trovare e dare una risposta sintetica e chiara è quasi impossibile. Ma Ciribini di una cosa è certo: “Il settore delle costruzioni deve dotarsi di chiare e durature strategie digitali”. Obiettivi, programmazione e “liquidità”, un termine caro a noi della 2D to 6D, sono le caratteristiche vincenti per contribuire ed essere protagonisti della digitalizzazione del settore delle costruzioni in Italia.
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